Al Bricai di Rassa, la cucina dell’amore
Paolo Massobrio | 26-07-2018
Una trattoria moderna in Valsesia che vale assolutamente il viaggio
Ora, io credo che ci sia stato un passaparola speciale per convincere a investire qui: un luogo fiabesco e isolato, che però apre a percorsi a piedi straordinari (magari fino in località Campello, alla casetta di Heidi, che è un agriturismo dove ci dicono si mangi anche bene). L’artefice di questo passaparola è il capo degli angeli matti: Vulaiga, al secolo Eugenio Pol, che anche lui si spostò da Milano per aprire un’osteria a Varallo, dove la cosa più buona e memorabile era il pane. E così, a Fobello, in un’altra valle, la Val Mastellone, Eugenio s’è messo a fare il panettiere. Ora Vulaiga non è solo il panettiere più bravo d’Italia: è anche un amico, o meglio un “fradel”, come dice lui, e la sua umanità è dolce come la mollica delle sue pagnotte.
Di questa amicizia si è alimentato anche Giorgio e appena arrivi ecco tre fette di pane di Vulaiga con un burro spettacolare. E ora sedetevi e provate i suoi amuse bouche: frollino salato con tartare di capriolo, cannoncino con brandade di baccalà e crème brulée di Parmigiano. Poi l’uovo pochè con porcini freschi per chi è ghiotto senza limiti oppure il torcione di fegato d’oca alle noci e uvetta, mostarda di verdure e riduzione al Porto. Noi abbiamo preso anche il coniglio nostrano in porchetta, patate di montagna, pomodori e polvere di capperi, ma se torniamo non rinunciamo certo alle lumache leggermente gratinate, pomodoro del Piennolo e crema di aglio e prezzemolo.
Sui vini avete il meglio che possiate immaginare e un bel Bianco ci sta bene con quegli spaghetti di Gragnano all’amatriciana bianca di montagna con pane di Vulaiga abbrustolito. E che dire dei ravioli del plin (un po’ più cicciotti di quelli langaroli) con succo di vitello e scaglie di Parmigiano? Il risotto (solo per due) è di Goio ovvero il Dop della Baraggia ed è con cacio e pepe.
Un poker di scelte quindi sui secondi. Per noi una tenerissima aletta di vitello cotto a bassa temperatura, con porcini al rosmarino, crema di patate e rapa rossa e olio carbone. Eccezionale la morbidezza e la succulenza, per un piatto che merita il viaggio. Altre scelte, il petto di galletto rosolato nella sua pelle con purea di fave e salsa di pecorino e cacao; il capocollo di maialino da latte al forno con la cipolla di Cureggio ridotta in crema e patate cristallo e infine la ricciola con polenta mantecata, origano, capperi e pomodorini secchi.
Prima dei dolci non manca una degustazione di formaggi. Quindi la grandiosa torta di pane al profumo di agrumi, pinoli, uvetta, cacao e sorbetto di mandarino, la mousse di cioccolato fondente con cuore di lampone, il parfait di nocciola con croccante di liquirizia e naturalmente il sorbetto al mirtillo.
Il menu degustazione è a 48 euro.
Che soddisfazione, che gioia, che gusto